Per 9 aziende su 10 del settore alimentare del Mezzogiorno, il cambiamento climatico è percepito come una sfida cruciale. Tra i rischi più temuti spiccano quelli legati agli eventi climatici estremi - come alluvioni e siccità - considerati da un’impresa su quattro una minaccia significativa per la continuità del business. Seguono i rischi associati ai cambiamenti graduali causati dal climate change - come l’aumento delle temperature e la perdita di biodiversità - e quelli legati alle nuove politiche ambientali che richiedono alle imprese di adeguarsi a normative sempre più stringenti che, spesso, si accompagnano a costi di implementazione elevati e complessità burocratiche.
È quanto emerge dai risultati preliminari dell’indagine condotta su 750 PMI del settore alimentare del Mezzogiorno, analizzata dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e promossa dall’Università Sant’Anna di Pisa, all’interno del gruppo di lavoro WP4 coordinato dall’Università di Torino nell’ambito del progetto “GRINS - Growing Resilient, INclusive and Sustainable”, un partenariato esteso per la sostenibilità economica di sistemi e territori, finanziato dal PNRR Finanziato, Missione 4 (Infrastruttura e Ricerca), Componente 2 (Dalla Ricerca all’Impresa), Investimento 1.3 (Partnership Estese), Tematica 9 (Sostenibilità economica di sistemi e territori)
Tra i risultati più rilevanti emersi dalla survey, si rileva come il 23,2% delle imprese del settore alimentare del Mezzogiorno abbia avviato investimenti per affrontare i rischi legati al cambiamento climatico concentrandoli, in particolare, sulla riduzione del rischio fisico. In dettaglio, tra il 2021 e il 2023:
• Il 61,3% ha investito per salvaguardare la risorsa idrica
• Il 51,6% ha adottato misure per proteggersi dai danni causati da eventi climatici estremi
• Il 25,8% ha implementato modelli di business più sostenibili
Mentre il 16,3% ha investito per ridurre i rischi di transizione, invece, rappresentano Gli interventi realizzati si concentrano principalmente su energie rinnovabili e tecnologie per migliorare l’efficienza energetica, scelti da oltre il 55% delle imprese del settore alimentare del Mezzogiorno.
Gli investimenti in tecnologie che sfruttano l’intelligenza artificiale, realizzati solo dal 4% delle imprese del settore alimentare del Mezzogiorno nel periodo 2021- 2023, sono destinati a crescere. Entro il 2026, afferma l’indagine, quasi il 10% delle aziende del settore alimentare del Mezzogiorno potrebbe utilizzare l’IA per ottimizzare i processi produttivi e migliorare il controllo qualità. Si tratta di un’evoluzione che, se supportata da adeguati incentivi, potrebbe portare benefici significativi anche per la transizione verde, sottolineando il ruolo determinante delle tecnologie digitali nella sfida della carbonizzazione e nel ridurre gli impatti del cambiamento climatico.