Gli effetti del COVID-19 in termini di impatto sui livelli occupazionali si fanno particolarmente sentire nell'area del Nord-Est: il Veneto e la provincia autonoma di Bolzano/Bozen registrano performance negative, il Friuli-Venezia Giulia è invece l'unica regione in cui l'occupazione è cresciuta nel 2020, se pure rimanendo distante dai livelli occupazionali dell'area Nord-Est nel suo complesso.
Si tratta, in ogni caso, di territori che, come nel resto del nostro Paese, pagano una situazione di progressivo svantaggio nel mercato europeo: la provincia autonoma di Bolzano/Bozen rimane all'interno della top 100, scivolando al 70mo posto (-47 posizioni rispetto al massimo storico del 2003); il Veneto perde 78 posizioni (il punto più basso dal 2004); Trento perde 74 posizioni (rispetto al massimo del 2004); il Friuli-Venezia Giulia, dopo il minimo toccato nel 2019, ha recuperato nel 2020 12 posizioni.
Ad ogni modo le previsioni di assunzione nei dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e ANPAL per il periodo settembre-novembre 2021 fanno auspicare dei miglioramenti: con eccezione di Rovigo e Udine per tutte le province è previsto un livello superiore alla media nazionale di quasi il 20%, con le migliori performance per Bolzano, Verona e Gorizia.
Le elaborazioni del Centro Studi Tagliacarne pubblicate nel "Diario di bordo dell'economia. Occupazione: la riscossa di Bolzano", oggi sul Dorso Nord-Est del Il Sole 24 Ore.