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Economia pavese: punti di forza e debolezza sotto la lente della pandemia

 Le imprese di Pavia faticheranno a uscire dalla crisi scatenata dalla pandemia nel 2021. Non è ancora possibile misurare gli effetti sulle economie territoriali della pandemia da Covid-19 perché alcune misure, come gli indicatori legati al benessere delle famiglie o l’andamento del valore aggiunto, si renderanno disponibili solo nel corso del 2021. Tuttavia già oggi si può dire che l'economia pavese sta pagando un prezzo molto alto alla pandemia.

Rileva questo il monitoraggio condotto nel corso del mese di dicembre dalla Camera di Commercio di Pavia in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne su un campione di 500 imprese dei settori manifatturiero, commercio, alloggio e ristorazione, che secondo alcune valutazioni (fra cui anche quelle prodotte da Istat e rilasciate il 12 dicembre 2020) sono tra i settori maggiormente penalizzati.

La situazioni di crisi in cui l’economia pavese si è ritrova a oltre un anno dall’inizio della pandemia è evidente. – dichiara il Commissario Straordinario della Camera di Commercio di Pavia, Giovanni Merlino E’ necessario rimettersi in marcia e avviare una ripresa che riporti in prima linea i settori su cui dobbiamo puntare come traino dell’economia locale, a cominciare da innovazione e non solo: agricoltura, turismo e anche il manifatturiero che ha mostrato una certa vitalità, ad esempio, in settori peculiari del nostro territorio come quello sanitario. La Camera sta investendo molte risorse per supportare le imprese alla tenuta o al ritorno sul mercato produttivo:  ci auguriamo che uno sforzo comune possa dare risultati molto positivi

Guardando al bilancio 2020, il 28,3% delle imprese pavesi ha evidenziato perdite di fatturato superiori al 15% ma, più in generale, quasi i 3⁄4 delle imprese pavesi hanno chiuso l’anno con il segno meno.

Due gli aspetti eclatanti fra quelli misurabili: il calo dell'occupazione, e più in generale delle ore lavorate, già evidente nel pavese e che ha riguardato soprattutto donne e i lavoratori a tempo determinato (per ogni 5 contratti esistenti ne è andato in fumo uno), in particolare quelli del commercio, turismo e somministrazione (-43%ù9.

Si aggiunge il calo dell'export che ha riguardato Paesi dell'area euro e il sistema moda e presenta un' aggravante rispetto al resto del Paese, ovvero, di essersi consolidato nella seconda parte dell'anno quando la Lombardia ed il Paese hanno quanto meno tenuto le posizioni del 2019: a differenza della Lombardia e del sistema Paese, Pavia non è riuscita ad agganciare la ripresa che si è evidenziata nella seconda parte dell’anno soprattutto negli ultimi tre mesi. Il bilancio della variazione delle esportazioni nel 2020 vede, infatti, l’area pavese chiudere con un -15,7% - che è la perdita peggiore fra tutte le province lombarde - dopo che nei primi nove mesi dell’anno i danni erano paragonabili a quelli medi regionali. Le cifre:

Terzo trimestre: Pavia -16,9%, Lombardia -7,9%, Italia  -4.9%. Quarto trimestre: Pavia -20,4%, Lombardia -2,3%, Italia .2,8%.

 

Non si è ancora manifestato, invece, il fenomeno della chiusura d’impresa, da più parti paventato come la conseguenza più rilevante della crisi: più che cancellazioni presso la Camera di Commercio, sul fronte della demografia di impresa il tema del 2020 è stato il deciso calo della creazione di nuova impresa. Ancora una volta va evidenziato il sempre minore interesse da parte dei giovani a intraprendere una attività imprenditoriale: meno di 4000 imprese giovanili registrate nel 2020 anche se si tratta di un fenomeno non caratterizzato dalla situazione creata dalla pandemia che viene da più lontano.

Riguardo all’imprenditoria femminile, invece, Pavia si è sottratta all’andamento medio regionale perdendo circa un decimo di punto in termini di incidenza a causa della perdita di circa 90 imprese condotte da donne. Una involuzione poco significativa e che non può togliere a Pavia la palma di provincia lombarda con il maggiore grado di femminilizzazione del sistema imprenditoriale con il 22% di imprese gestite da donne.

 

Cosa pensano gli intervistati

La criticità più rilevante collegata agli effetti della pandemia è il calo della domanda, segnalato da oltre il 60% degli intervistati, del quale sono particolarmente preoccupate le imprese della distribuzione. Al secondo posto si colloca il deterioramento della liquidità, tema rispetto al quale maggiore è la preoccupazione tra le imprese del commercio e dei servizi turistici. Sul versante della durata del periodo che servirà per uscire dalla crisi vi è una netta differenza fra medio/grandi imprese e micro-piccole imprese. Nel primo gruppo gli ottimisti (coloro che non hanno perso livelli produttivo durante la pandemia e quelli che ritengono che basterà il 2021 per uscire dalle difficoltà) superano nettamente i pessimisti (che prevedono una uscita dalla crisi in tempi più lunghi o quelli che pensano che non se ne uscirà completamente) in una proporzione di 20,1 contro 7,7%. Meno ottimismo si respira fra le micro e piccole imprese: dove il differenziale fra gli ottimisti e i pessimisti secondo le definizioni precedenti è appena di 2,7 punti percentuali a favore dei primi.

 

Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne

A Pavia due imprese manifatturiere su tre segnalano cali di fatturato nel 2020, contro il 90% di quelle del commercio e servizi turistici. Sono dati che mettono in luce come la pandemia abbia ampliato i divari a livello settoriale e non solo. - evidenzia Giacomo Giusti, economista del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne - si tratta di una differenza che si protrarrà anche nel futuro vicino: oltre un quarto delle imprese turistiche, infatti, segnala un ulteriore peggioramento dei risultati economici nel 2021, contro il quasi il 20% di quelle manifatturiere”.

Ma -  aggiunge Giusti - più in generale prevale una situazione di forte incertezza se oltre la metà delle imprese pavesi ha difficoltà nel formulare previsioni sul ritorno alla situazione pre-covid. A essere pesantemente colpito è anche l’export pavese che lo scorso anno ha incassato il peggior risultato tra tutte le province lombarde (-15,7%  contro il -10,6% della Lombardia”.