Cresce la capacità della blue economy di produrre ricchezza, occupazione e sviluppo imprenditoriale, non solo, questa crescita è maggiore di quella del resto dell’economia italiana: il valore aggiunto diretto prodotto dall’economia del mare nel 2022, infatti, è aumentato del 15,1% rispetto al 2021, un risultato che è due volte la crescita media italiana (ferma al 6,9%) e arriva a toccare quota 64,6 miliardi di euro. Inoltre, se consideriamo il valore attivato nel resto dell’economia raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del PIL nazionale. Fondamentale è anche il dato relativo all’occupazione, le imprese della blue economy sono 227.975 che danno lavoro a 1.040.172 occupati. Sono alcuni dei dati evidenziati nel “XII Rapporto nazionale sull’Economia del mare” realizzato da Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare Ossermare, Centro Studi Tagliacarne - Unioncamere, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network.
La vitalità della blue economy italiana emerge anche dalla netta crescita:
- Della sua capacità moltiplicativa: quest’anno il moltiplicatore è pari a 1,8 a fronte dell’1,7 della scorsa rilevazione. Questo vuole dire che per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia.
- Del numero degli addetti: con un aumento occupazionale del 6,7% pari a quasi quattro volte quello registrato nel Paese (1,7%).
Ma in quali territori il contributo dell’economia del mare “pesa” di più sulla ricchezza complessiva prodotta localmente? Nella classifica delle regioni dove è più elevata questa incidenza svettano sul podio:
- Liguria: 11,9%
- Friuli-Venezia Giulia: 7,2%
- Sardegna: 7,1%
Scendendo a livello provinciale, le prime tre sono invece:
- Trieste: 18,9%
- Livorno: 17,6%
- La Spezia: 16,8%
A livello macro territoriale l’analisi delle performance dell’economia del mare rileva come il primato per valore aggiunto, occupati e imprese sia del Sud, per la precisione:
- Il Sud Italia consolida il suo primato di area a maggiore produzione di valore aggiunto con quasi 21 miliardi di euro di produzione diretta, pari a circa un terzo dell’intero “prodotto blu” nazionale.
- Lo stesso vale per l’occupazione, concentrata per oltre il 37% al Sud
- Ma anche per le imprese, che addirittura superano nel Mezzogiorno le 111 mila unità, oltre il 48% dell’intera base imprenditoriale “blu” del Paese.
Tuttavia, proprio nel Sud il moltiplicatore è più basso: pari all’1,6 a fronte del 2 del Nord-Est, dell’1,9 del Nord-Ovest e dell’1,7 del Centro.
Il Rapporto mette sotto la lente di ingrandimento anche i diversi settori che compongono la forza produttiva “blu” del Paese: le filiere dell’ittica e della cantieristica, i servizi di alloggio e ristorazione, le attività sportive e ricreative, l’industria delle estrazioni marine, la movimentazione di merci e passeggeri, la ricerca, la regolamentazione e la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi marini.
Per saperne di più:
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