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Glaciazione demografica e occupazione over 50: come contrastare il declino della produttività

La demografia italiana sta affrontando una trasformazione senza precedenti, caratterizzata da una drastica riduzione del potenziale della forza lavoro. Il recente rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) descrive questa situazione come un “impoverimento” che sta già influenzando la composizione della forza lavoro: gli over 50 rappresentano oggi circa il 40% dei lavoratori, rispetto al 20% di vent’anni fa. Al contrario, i lavoratori sotto i 34 anni sono scesi dal 35% al 25%. 

Al di là di effetti sulla disponibilità di persone, sul crescente mismatch tra domanda e offerta di professionalità, sul cambiamento di senso del lavoro, si pone una questione di produttività che riguarda la nostra attuale situazione e soprattutto il futuro.

Una recente ricerca dell’European Stability Mechanism stima che la crescita di un punto percentuale nel lungo termine nel “tasso di dipendenza” (ossia del rapporto tra persone considerate in età “non attiva” e quelle in “età attiva”) potrebbe causare una contrazione del prodotto per addetto intorno allo 0,5%. E il nostro paese sembrerebbe quello tra i più esposti, visto che da una simulazione di economisti dell’OCSE sull’aumento del Pil pro capite al 2050 l’Italia, in assenza di precise policy sull’aggiustamento dei tassi di occupazione, è tra i paesi in cui ci potrebbe essere una riduzione (cumulata) di circa il 18%.  

L’impatto dell’aumento dell’età lavorativa sulla produttività è un tema complesso e sfaccettato. I lavoratori meno giovani sono automaticamente meno produttivi? Le evidenze al riguardo non sono definitive e dipendono da una serie di variabili, tra cui il contesto istituzionale, i livelli di istruzione e le caratteristiche dei settori lavorativi. Tuttavia, alcune analisi indicano una tendenza generale a una riduzione della produttività con l’aumentare dell’età. Secondo studi psicologici, il picco si raggiunge intorno ai 40 anni, anche se molti fattori, come l’esperienza e le competenze acquisite, possono estendere questo periodo di massima produttività. L’andamento delle retribuzioni, che di solito toccano il loro massimo dopo trent’anni di attività, suggerisce infatti che la qualità del lavoro migliora nel tempo.

Se da un lato il “potenziale di produttività individuale” tende a diminuire con l’età, dall’altro esistono strategie che possono compensare, e persino invertire, questa tendenza. Quali sono le azioni più efficaci per affrontare il fenomeno? Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, approfondisce il tema nel suo articolo pubblicato sul blog di HuffPost dal titolo: “Glaciazione demografica e occupazione over 50: come contrastare il declino della produttività”.

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