Le imprese agricole sono sempre più propense ad investire nel green, ma la transizione è vissuta dalla maggioranza come una scelta obbligata. Una su due ha investito nella sostenibilità o lo farà tra il 2022 e il 2024, tuttavia il 47% investe solo perché spinto dalla necessità di rispettare le regole imposte a livello nazionale ed europeo. A seguire, seppure con un certo distacco, il 22% è motivato dal rischio derivante dall’inquinamento e dal cambiamento climatico per l’azienda e per la società e il 21% dalle migliori ricadute sull’immagine e sulla reputazione dell’azienda.
È quanto emerge da un’indagine del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere su un campione di 800 imprese agricole con almeno 2 addetti.
Continuando nella graduatoria delle cause più rilevanti che inducono le aziende ad avviare investimenti per ridurre l’impatto ambientale, al quarto posto troviamo con il 20% delle risposte del campione l’aumento dei prezzi delle materie prime ed energetiche e al quinto posto con il 10% l’opportunità economica e più in generale il vantaggio competitivo che questi investimenti comportano.
Nel complesso, le imprese agricole condotte da giovani e da donne mostrano in media una maggiore propensione ad investire nel Green (rispettivamente 55% e 61% di risposte positive), mentre le imprese localizzate al Sud e nelle Isole evidenziano una minore sensibilità in materia (43%). Più propense ad effettuare investimenti verdi sono in particolare le imprese di dimensioni maggiori: il 64% di quelle con oltre i 50 addetti e il 61% di quelle tra 10 e 49 addetti lo farà tra il 2022 e il 2024.
Entrando nel dettaglio settoriale, le imprese del settore agricolo sono più attratte ad investire nella sostenibilità (58% contro il 49% imprese del comparto complessivo), seguite da quelle della Pesca (44%) e della Silvicoltura (31%).