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Le imprese green affrontano meglio le crisi

Il Rapporto GreenItaly, arrivato alla quindicesima edizione, è realizzato dalla Fondazione Symbola, da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus, Enel e molte organizzazioni e oltre 40 esperti. È stato presentato oggi da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente Unioncamere; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Alessandro Rinaldi, vice direttore generale del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Sono intervenuti Giulia Gregori, Responsabile Corporate Strategy Implementation and Engagement Novamont; Simona Fontana, direttore generale CONAI; Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel.

“I dati del 15° Rapporto GreenItaly confermano la concretezza dell’invito del Presidente Mattarella a Bonn e del report di Draghi a fare della transizione verde e della decarbonizzazione un importante fattore di competitività. C’è un’Italia che può essere protagonista con l’Europa alla COP29 a Baku: fa della transizione verde un’opportunità per rafforzare – dichiara il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – l’economia e la società. Nel Rapporto GreenItaly si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione Europea con il Next Generation UE e al PNRR. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento”.

“Spingere sul cammino della transizione ecologica significa per le imprese puntare sempre di più ad investire sull’innovazione ad alto contenuto tecnologico. La quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita, in particolare, ben l'88% mira ad introdurre tecnologie strategiche Net Zero, come il solare fotovoltaico, l'eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete”. Lo ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete, “ma questa spinta all'innovazione – ha aggiunto - genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare per più di un’assunzione su due”. 

Nel quinquennio 2019-2023, sono state 571.040 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti pari al 38,6% del totale ovvero più di 1 su 3. Sotto il profilo dell’occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,4% degli occupati totali, 3.163 mila unità. Nel 2023 i nuovi contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.918.610, il 34,8% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,5 mln), con un incremento di 102.490 unità rispetto alla precedente rilevazione. 

Tra le aree aziendali più interessate sul totale delle attivazioni troviamo le aree della logistica (incidenza 88,8%), della progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%). Guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green, nel 2023 – su un totale di quasi 5,5 milioni di contratti previsti nel mercato del lavoro – questa conoscenza è stata ritenuta necessaria nel 79,4% dei casi. L’Italia si conferma leader sul fronte del recupero di materia, un campo in cui il Paese, povero di materie prime, da tempo primeggia. Secondo Eurostat, la capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il 91,6% (2022), un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee, Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media UE-27 (57,9%).

Con un tasso di riciclo effettivo al 75,3%, l’Italia si conferma leader del riciclo in Europa per i rifiuti di imballaggio, raggiungendo in anticipo gli obiettivi fissati dalla normativa. Tra le filiere virtuose nel 2023, la carta (tasso di riciclo al 92,3%), il vetro (77,4%) e l’acciaio (87,8%). La filiera degli imballaggi in plastica e bioplastica, con il tasso di riciclo più basso tra i rifiuti (48%), è il settore con il più rapido tasso di crescita. Inoltre, con il riciclo organico della plastica biodegradabile e compostabile entrato a regime, sono state riciclate oltre 44 mila tonnellate. 

Anche nel comparto degli oli minerali usati, l’Italia si conferma eccellenza in Europa con il 98% (2023) del totale raccolto rigenerato in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi. Per quanto riguarda l’avvio a riciclo, di particolare interesse l’attività di recupero di PFU (pneumatici fuori uso) che ha permesso al Paese nel 2023 di risparmiare oltre 81 milioni di euro sulle importazioni di materie prime ed evitare emissioni in atmosfera per 297 mila tonnellate di CO2eq, evitare prelievi di materie prime per 274 mila tonnellate e consumi di acqua di 1,2 milioni di m3.

Trend positivo per l’Italia nelle nuove installazioni da fonti rinnovabili che, nel 2023, toccano i massimi storici pari a 5,7 GW. Importante la spinta del fotovoltaico, che ha contribuito a far entrare l’Italia nella top 10 dei migliori mercati fotovoltaici al mondo per nuovi impianti installati, la cui crescita potrà essere ulteriormente supportata dal completamento a fine 2025 del più grande impianto di produzione di celle e moduli PV bifacciali ad alte prestazioni d’Europa a Catania.

La chimica bio-based italiana continua il suo percorso verso una maggiore sostenibilità dei suoi prodotti e la ricerca di nuove applicazioni industriali, rappresentando un eccellenza dell’economia italiana.A livello territoriale, la rilevazione del 2023 evidenzia la marcata crescita delle attivazioni di green jobs nel Centro, +12,6% rispetto al 2022, pari a 40.910 unità in più. Il dato fa seguito al +15,9% registrato da questa macro-area tra il 2021 ed il 2022, confermando, quindi, un trend di forte e significativa crescita nel territorio, impegnato a recuperare il gap rispetto alle altre aree analizzate. Infatti, nonostante i tassi di crescita a doppia cifra, il Centro resta il fanalino di coda per numero di attivazioni green complessive, solo 364.510 unità in totale. Il primato per numero di attivazioni resta al Nord-Ovest, con 622.270 attivazioni green nel 2023 (+4,0% rispetto al 2022), seguito da Sud e Isole (475.720 attivazioni green previste nel 2023, +4,9% rispetto al 2022) e dal Nord-Est (456.110 attivazioni green, +3,5% rispetto al 2022).

Analizzando l’incidenza relativa dei green jobs sul totale delle attivazioni previste nella macro-ripartizione, il Nord-Ovest e il Nord-Est confermano valori superiori alla media nazionale (pari al 34,8%), con un’incidenza rispettivamente del 38,7% e del 34,9%. Al di sotto della media Paese, invece, si posiziona il Centro, con il 32,2% di nuovi contratti green sul totale macro-area, che nonostante ciò continua la sua rincorsa per recuperare il divario accumulato (l’incidenza delle attivazioni green era al 31,7% nel 2022); ed il Sud e Isole, con un valore per quest’indicatore prossimo a quello dello scorso anno (32,5% nel 2023, contro il 32,7% del 2022). 

A livello regionale, la Lombardia conferma il proprio primato con 440.940 nuovi contratti relativi a green jobs attesi nel 2023 (+4,7% rispetto al 2022, pari a 19.770 unità aggiuntive), ed un’incidenza sul totale delle attivazioni previste nella regione del 40,3%, valore che anche per quest’indicatore vale il primato assoluto. Le prime quattro regioni per numero di attivazioni green previste, ossia la Lombardia, il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Lazio, contano un totale di 997.190 unità, pari al 52% del totale (51,9% nel 2022). La variazione dei contratti di green jobs previsti tra il 2022 ed il 2023 è in linea con il dato medio nazionale per circa la metà delle regioni analizzate. Rispetto al dato medio nazionale (+5,6%), si registra una crescita ben più alta nel Lazio (+15,4%), Toscana (+14%), Trentino-Alto Adige (+8,9%), Valle d’Aosta (+8,5%), Sardegna (+8,4%) e Calabria (+7,7%); la Basilicata (-3,5%) è l’unica regione a segnare una contrazione di contratti green jobs previsti tra il 2022 ed il 2023.

A livello provinciale, segnaliamo il primato di Milano, che anche nel 2023 fa registrare il maggior numero di attivazioni green: 203.550 unità, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Nelle prime quattro province (Milano, Roma, Napoli e Torino) sono concentrate il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%).

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