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Oltre 79mila le imprese turistiche culturali in Italia: crescita del 2,4% nel 2023

In Italia le imprese del turismo a prevalente vocazione culturale sono 79.940, in crescita del 2,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Guardando alla concentrazione territoriale, il quadro risulta pressoché immutato rispetto al 2022.

 

  • Un terzo delle imprese della filiera è localizzata nel Sud e nelle Isole
  • Il 28,7% è situato nelle regioni del Centro
  • Il 20,3% nel Nord-Ovest
  • Il 17,2% nel Nord-Est

 

Le città metropolitane detengono il primato in termini di densità aziendale, Roma si posiziona al primo posto con il 14,5% di imprese del turismo a prevalente vocazione culturale sul totale delle province, seguono sul podio:

 

  • Milano, con il 9,2%
  • Napoli, con il 7,6%

 

Tra le altre province, invece, la concentrazione di imprese si assesta su percentuali più ridotte che spaziano dal 6,0% di Torino al 2,5% di Padova.

 

Queste imprese si distinguono anche per la loro capacità crescente di generare lavoro, come mostrano i dati sull’occupazione con ben 514mila dipendenti occupati nel 2023, in aumento del 15,5% rispetto all’anno precedente.

 

Sud e Isole sono al top per l’elevata concentrazione di imprese, ma si collocano in ultima posizione per numero di lavoratori impiegati per azienda, con 5,6 dipendenti in media. Il Nord Est svetta in Italia con una media che sale invece a 7,5, seguito dal  Nord Ovest (7), e dal Centro (6,4).

 

A livello provinciale, invece, la concentrazione degli occupati segue quella delle imprese nelle città metropolitane, con quote particolarmente elevate di dipendenti a:

 

  • Roma (14,9%)
  • Milano (12,1%)
  • Napoli (7,2%)

 

Ulteriori dati sulle imprese e sulle professioni del settore culturale e creativo sono contenuti nel volume - disponibile per il download - “Imprese e professioni culturali e creative. I fabbisogni professionali e formativi delle imprese culturali, indagine 2023”, afferente alla collana di pubblicazioni del Sistema Informativo Excelsior e realizzato da Unioncamere, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e analizzato in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne.

 

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