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Scommettiamo su leadership fiduciarie d’impresa. La lezione di Henry Ford

Henry Ford, il padre del regime di produzione basato sull’integrazione della fabbrica e le economie di scala per la produzione di prodotti indifferenziati, aveva capito che migliorare le condizioni di lavoro (che all’epoca voleva dire in primo luogo far crescere il salario) significa far crescere la motivazione e l’attaccamento al lavoro.

Teoricamente l’avrebbe spiegato in termini economici George Akerlof Premio Nobel per l’economia, quando nel 1982 (ben settanta anni dopo!) avrebbe sottolineato che una delle spiegazioni dei maggiori livelli di salario risiede in una forma di scambio di doni nell’impresa, attivando forme di reciprocità e di identificazione con la struttura aziendale, che finiscono per far stare meglio lavoratori e impresa. Dare fiducia da parte dei datori di lavoro con l’auspicio che questa fiducia possa essere ricambiata e tradursi poi in una maggiore competitività.

Ma cosa ne pensano i lavoratori? 

Secondo una recente indagine condotta a livello europeo, i Paesi in cui c’è una maggiore motivazione aziendale sono anche quelli dove il livello di produttività è più alto. Per l’Italia la situazione è poco lusinghiera, nel nostro paese si assiste a un basso livello di motivazione accompagnato da bassa produttività, anzi saremmo all’ultimo posto in Europa per livello di soddisfazione dei lavoratori sul posto di lavoro, con un 43% di persone che si dichiarano soddisfatte dall’attuale occupazione rispetto a una media europea del 59%.

Addirittura solo il 41% suggerirebbe la propria impresa come un buon posto in cui lavorare contro il 55% della media europea. L’elemento preponderante per questa valutazione è la qualità del management, nel senso che laddove la leadership aziendale è considerata degna di fiducia e di affidabilità c’è maggiore soddisfazione sul posto di lavoro. E anche qui veniamo all’ultimo posto! 

Un aspetto particolarmente preoccupante è che questa situazione non è percepita dai manager, infatti da noi c’è la maggiore distanza tra la percezione del management del proprio stile di gestione e quella dei dipendenti, anche se siamo in buona compagnia perché pur essendo all’ultimo posto siamo preceduti di poco da Regno Unito, Germania e Francia. 

Se quindi retribuzione, motivazione e innovazione sono un trinomio inscindibile che causa la produttività, come azionare questa leva? Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, prova a rispondere a questo quesito  nell’articolo pubblicato sul blog di HuffPost dal titolo “Scommettiamo su leadership fiduciarie d’impresa. La lezione di Henry Ford”

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