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Sta finendo l’egemonia mondiale degli Stati Uniti?

L’America di Trump sta perdendo la sua leadership globale? La strategia Make America Great Again (MAGA) promossa da Donald Trump potrebbe non solo danneggiare l’ordine economico globale, ma anche indebolire il primato “culturale” ed egemonico degli Stati Uniti.

Per decenni, il predominio economico americano è stato accompagnato dalla diffusione di valori liberali come la democrazia, l’iniziativa privata e la libertà di scelta. L’Unione Europea stessa ha costruito il proprio mercato unico su principi simili ponendo la tutela della concorrenza, il benessere dei consumatori e la loro libertà di scegliere, al centro delle politiche economiche.

L’ascesa della Cina ha cambiato le regole del gioco. Il Paese asiatico ha superato di oltre un quarto gli Usa in termini di produzione (misurata a parità di potere d’acquisto) e promuove un modello basato su una forte guida statale dove viene enfatizzato il ruolo dell’educazione morale, con particolare riguardo alla gestione della cosa pubblica, molto distante dal liberalismo occidentale, contrapponendosi alla democrazia pluralista e all’individualismo.

Il nuovo corso americano non si limita a modificare le regole del commercio globale, ma nega l’esistenza di problemi condivisi come il cambiamento climatico, la salute pubblica e la stabilità del commercio internazionale. Questo approccio alimenta incertezza, come dimostrato dalla recente crescita degli indici internazionali, e fa del perseguimento negoziale del proprio tornaconto il metro dell’affermazione internazionale di un paese, minando la fiducia internazionale.

L’America di Trump non si pone più come garante del sistema multilaterale, ma come attore che utilizza il negoziato per massimizzare il proprio tornaconto immediato, senza una visione di lungo periodo. Il problema è che la fiducia internazionale non può basarsi su convenienze mutevoli, né sulla totale negazione del multilateralismo come metodo per la creazione di beni pubblici globali come pace e sicurezza.

Corrodendo la credibilità di medio periodo un atteggiamento di questo tipo, se perseguito nel tempo, può essere esso stesso causa di accelerazione, se non della sostituzione, almeno della concorrenza di una forma egemonica asiatica a guida cinese portatrice di una cultura (comunque) ancorata a principi etici più saldi dal punto di vista della geopolitica.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il politologo Francis Fukuyama dichiarò “la fine della storia” con la vittoria del modello capitalistico occidentale. E se oggi stessimo assistendo alla fine della supremazia americana?

Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, prova a rispondere a questo interrogativo nell’articolo pubblicato sul blog di HuffPost dal titolo “Sta finendo l’egemonia mondiale degli Stati Uniti?”

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