Globalizzazione, geoeconomia e sicurezza sono termini che dominano spesso il dibattito pubblico contemporaneo. A questi, se ne è aggiunto uno che ha guadagnato particolare rilievo dal 2022 quando il Collins Dictionary lo ha nominato "parola dell'anno": "permacrisi". Questo termine descrive uno stato di crisi permanente, segnato dal susseguirsi e dal sovrapporsi di situazioni di emergenza.
Ma cosa racchiude davvero oggi questo concetto?
- Cambio di paradigma: oggi è la politica a guidare l’economia, invertendo la dinamica dei decenni passati, quando l'economia dominava il discorso politico.
- Limitazioni alla capacità produttiva: evidenziate dalla pandemia da Covid-19, queste limitazioni sono ulteriormente aggravate dal calo demografico e dalle crisi geopolitiche.
- Nuove sfide per le politiche macroeconomiche: tradizionalmente incentrate sulla domanda, ora devono affrontare modelli di crescita sempre più vincolati dall’offerta.
- Necessità di gioco di squadra: incrementare la produttività richiede una sinergia tra imprese e governi, unendo sforzi per ottenere risultati condivisi.
Queste sfide pongono una domanda cruciale: quali pratiche adottare per promuovere un approccio win-win alla produttività in un’epoca di permacrisi?
Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, esplora questa tematica nell'articolo "Un maggiore e migliore impegno pubblico per contrastare la permacrisi", pubblicato sul blog di HuffPost.